Arwen Festival, dove mostrare le “mie” favole
Quando ero piccola disegnavo ciò che vedevo “nella testa”. La mamma mi racconta che ero all’asilo e un giorno ho disegnato un drago, che per la mia età era probabilmente fatto molto bene, e lei mi chiese “dove lo hai visto?”, e si ricorda sempre che ho portato le mie manine da bimba sulle tempie e le ho detto “lo vedo qui”.
Poi per anni non ho più disegnato, e quando ho ripreso (non ho fatto nessun tipo di scuola artistica, ma ho iniziato qualche corso di disegno botanico durante gli anni in cui facevo agraria all’università) ho ripreso a farlo osservando il vero: piante, e foto.
Per quanto ritenga che il disegno del vero sia la base del disegno e del creare (quella che poi permette di rappresentare anche ciò che è immaginato), ed è quello che condivido nei corsi che tengo, per tantissimi anni non sono più riuscita ad attingere a ciò che avevo indicato con le mani, quando ero piccola.
Quando, ancora senza nemmeno sapere come, ho iniziato a fare l’illustratrice, tutti i lavori e commissioni sono stati realistici, e anche nel dare vita a ciò che andava inventato (i racconti meravigliosi del mondo di Querciantica, di Francesca Casadio Montanri, ad esempio), partivo dalla ricerca di references, senza ricordarmi più di quella capacità di “vedere” .
Ma qualche cosa dentro spingeva… si agitava, un fuochino sotto braci mai spente.
Mi sono sentita “autistica” rispetto a me stessa e all’immaginario per tantissimo tempo: avevo (e ho) in realtà, dentro, un mondo immaginifico talmente fervido che talvolta è perfino dirompente (e imbarazzante).
Ma tale dimensione si era come isolata, confinata in un luogo, dell’anima direi, a cui non sapevo più attingere, che non sapevo più trasformare né in parole né in immagini.
Solo negli ultimi anni, grazie a numerosi percorsi che definirei “di conoscenza di me” (“e dell’animo umano in generale”), quel fuochino si è riacceso, e quella bolla compressa di mondi fantastici, quel Pianeta abitato da animali e archetipi, è diventato più accessibile. Si sono formati ponti sottili.
E così, da un po’, ho provato a realizzare disegni e acquerelli risultanti da veri e propri viaggi in questi luoghi intimi e profondi.
Poi è arrivata Serena Cerè, Donna e Fata meravigliosa, con cui so di avere in comune molte cose (oltre l’amore per l’arte, quello per la natura e l’appennino, la Passione per la Vita, la voglia di condividere, e davvero tantissimo altro), conosciuta ad una presentazione presso Energie Armoniche, l’associazione con cui promuove eventi olistici e non solo, che mi ha chiesto a sorpresa di fare una piccola personale al Festival delle fate e della magia.
Ho pensato che era il momento giusto per aprire le porte di quel mondo anche all’esterno.
Per me realizzare questi disegni è stato ed è “cura”, è un processo che ogni volta mi fa sentire come se mettessi a posto un pezzettino e creassi un altro ponte sottile che mi collega a quel luogo profondo, che è poi comune a tutti… e recuperassi parti che mi portano più vicino all’intero. L’intento con cui li ho realizzati contiene “un’ energia buona” che penso possa essere avvertita da chi li osserva, anche se non sa “razionalmente” tutto quello che c’è dietro.
Ma poiché l’anima parla all’anima, confido che anche dentro a chi li osserva si possa riaccendere per un attimo quel fuochino sotto le ceneri, che è latente in ciascuno di noi.
Il 3 settembre sarà una giornata incredibile, ricca di personaggi e incontri, e possibilità di esperienze che abbracciano tutto il mondo “magico” e del wellness.
Questa è la presentazione ufficiale:
“Le opere che presenterò sono lavori molto personali, completamente diversi dalle “commissioni” editoriali, che accompagnano un testo (che di solito è il compito dell’illustratore), e nemmeno possono essere definiti “quadri”… sono opere frutto della semplice esigenza di fare uscire su un foglio la marea di emozioni, visioni, percezioni che spesso non trovo modo di condividere a parole.
I personaggi, realizzati a volte di getto (su fogli qualsiasi), a volte dopo un lungo studio di simboli e archetipi, hanno tutti un racconto da fare. A me per prima.
Dargli vita mi permette di entrare in contatto con la loro ricca simbologia e il loro contenuto. Non è detto che in chi li osserva portino lo stesso messaggio che han portato a me… ma spero che portino comunque un “sapore di buono”, un suono gentile, un’emozione morbida, perché è così che a me essi si presentano.
Ecco qui qualcuno dei personaggi che potrete vedere..
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