Storia della gatta Eméline (e di come nasce un’illustrazione)
Storia della gatta Eméline, e di Francesco che le insegnò l’amore
(e di come nascono le illustrazioni di un libro)
Il 23 settembre, in piazza Maggiore nella mia amata Bologna, durante il festival Francescano, ci sarà la presentazione di questo (prezioso) libro, di Giuseppe Caffulli, edito da Edizioni Terra Santa, e illustrato dalla sottoscritta nei mesi scorsi. Pochi giorni fa sono andata a vedere le prove di stampa e toccare l’albo con mano mi ha dato una grande gioia, e mi ha stupita: un libro che nasce dall’idea di uno scrittore, deve fare un sacco di passaggi prima di diventare un oggetto “che esiste” e può essere letto da altri.
Dopo aver scritto un testo, ci vuole un editore che ci creda, poi occorre trovare un illustratore che possa rispecchiare l’atmosfera del racconto, illustrarlo (cosa non sempre liscia e immediata…), mettere insieme testo e immagini tramite un bravo grafico, andare in stampa, distribuirlo.
Dall’idea alla realizzazione possono passare mesi, o anni. E quando prendiamo in mano un libro, non pensiamo mai a questo lungo percorso, a quante persone e professionalità sono servite, per poterlo sfogliare.
Anche per quel che riguarda le illustrazioni, la maggior parte delle persone non conosce quanto lavoro ci sia dietro una singola immagine (con alcune variazioni da tecnica a tecnica, e per ogni illustratore). Ma posso raccontare come sono nate alcune di queste tavole.
Mi sono subito innamorata della storia: Giuseppe è stato di una delicatezza meravigliosa nel presentare la vita di Frate Francesco (e già solo avere a che fare con un personaggio così importante mi ha messo in soggezione!), raccontata dagli occhi e dal cuore di Eméline, una gattina adottata da Francesco, e poi da sorella Chiara.
E poiché i temi delle spiritualità, e dell’amore, sono a me cari, così come la semplicità, con cui racconta Emèline tali importanti argomenti, mi sono sentita talmente coinvolta che in alcuni momenti ho perso un po’ di lucidità, come si fa da innamorati… quasi non sentendomi all’altezza del compito.
Ci ho messo giorni di bozze e schizzi per decidere che volto dare a Eméline, poi ho pensato di farla “più comune possibile”, la gatta dei cortili e della campagna, e quindi tricolore (anche perché, per chi se ne intende di gatti, il pelo “squama di tartaruga”, tricolore appunto, si manifesta solo nelle femmine).
Poi c’è stato lo studio dei fondali, e la raccolta di references di campagne umbre, di case medievali, di icone di frati, dell’abito delle suore del tempo, di cucine del periodo, di volti e pettinature, di luci e ombre, di fulmini, di buio… Ho ascoltato il cantico delle creature di Branduardi incantata per il suo messaggio e bellezza, per realizzare la tavola del Cantico delle Creature, e una volta immersa in questo mondo, ho cominciato volta per volta gli schizzi, poi la matita definitiva, e poi se approvata, il definitivo colorato (su cui ricopio interamente la matita). Sempre tenendo conto che lavorando ad acquerello non posso cancellare nulla, né correggere dopo che ho dato il colore.
Dietro ad ogni tavola c’è un mondo: ore di pensieri e ricerche, cose accadute durante il suo svolgimento, dubbi, rifacimenti, magari aggiunte o correzioni, ricerche, prove di inquadrature diverse.
In un prossimo articolo racconterò più in dettaglio di Eméline e della sua storia.
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