Dipingere “da viva”
Questo articolo lo scrivo egoisticamente per me stessa.
E’ un post post-it.
Non solo è un anno e mezzo che non curo il sito, ma è più di un anno che non dipingo quasi mai dal vivo…
…e dire che è da lì che ho iniziato, e che quando ho insegnato, è proprio quello, ciò che ho cercato di trasmettere agli allievi…
Così ho radunato le foto delle poche volte che negli ultimi due anni ho tirato fuori il Moleskine, e le ho raccolte qui, per farmi un po’ male, per intridermi di nostalgia, poesia, natura, bellezza.. per farmi ritornare “la fregola”, l’urgenza, di tornare a giocare, ogni tanto.
Gli ultimi due anni sono stati pieni di commissioni, e casini personali, più o meno piacevoli, e anche se ne sono grata e felice (delle commissioni… un po’ meno dei casini personali ;-) ) spesso ho sentito la mancanza di spazio e aria… non solo fisica, ma anche metaforica.
Molto spesso per “farcela” mi sono trovata a realizzare più commissioni accavallate (come per tanti colleghi), i committenti arrivano all’ultimo e vogliono tutto subito, poi cambiano idea… e tutto diventa un tetris… non c’è solo da illustrare ma anche da studiare un progetto, fare i preventivi… cercare di tenere in piedi una vita fuori dallo studio… gestire la cervicale (ahimè!), e tanto altro.
E il creare viene stretto tra paletti, tempi incastrati come i pezzi di un puzzle…
A volte stimola la creatività avere un limite, tante volte stimola l’ansia e il cortisolo, e non c’è calcino serale o fiore di Bach (…ehmm.. Oki..) che tenga: manca l’aria per fare sventolare i veli sottili della tunica dell’anima.
Così mettendo a posto le foto per ricordarmi cosa postare qui nel blog, ho deciso di fare un articolo con solo le immagini fatte “dal vivo”, o potrei dire “da viva”… per leggermelo tutte le volte che ne ho bisogno.
Perché è quello che mi manca struggentemente: quel sentirmi viva coi pennelli in mano, su quel sasso scomodo, con i vestiti che sanno di speck perchè in montagna mi scaldo con la stufa, i caffè sulla valle a fianco degli acquerelli, o i calicini nell’aria fresca scrutando il giardino al quasi tramonto borbottando “…spetta a sfiorire eh! a te ti dipingo domani!” (parlando un po’ allegra di pinot grigio ai fiori di mia madre).
A luglio 2018 riuscii a ritagliarmi un po’ di tempo in Appennino… che bello disegnare ciò che tante volte ho disegnato: ogni volta ti rinnamori, ogni volta scopri che il tempo ti ha cambiato ed è cambiato il tuo sguardo, la tua mano, il tuo occhio… e tutto è nuovo. Che grande mezzo per autosservarsi che è disegnare! Senti addosso cosa vuol dire rinnamorarsi.
Poi, sempre in quei giorni, ho fatto una festa e ho regalato ad ogni invitato un acquerellino di uno dei fiori del giardino… una persona ha dato picche all’ultimo, e mi è rimasta l’edera, forse la mia preferita. Anche io così ho il ricordo di quella serata.
Poi mi sono immersa nelle ortensie…
L’estate del 2018 ho anche fatto una settimana di escursioni e meditazioni sulle dolomiti. Ero stata così brava da portarmi il taccuino anche nelle camminate di gruppo, e sotto un sole così diverso dal mio amato Appennino ho rubato piccoli spazi alla socializzazione per mettere tutta quella vita su carta…
Ah! come ho fatto bene! perchè ora la ritrovo tutta. E la bevo assetata.
E’ la magia dei taccuini.
A marzo 2019 faci un’altra piccola fuga in Appennino, ma fui molto infelice della mia mano, mi sembrava di averla persa.
Non era la mano, era l’anima che aveva lo scafandro.
Ora guardo lo stesso quelle pagine che avevo giudicato brutte (e tutte quelle rimaste bianche) con occhio totalmente diverso: avevo aria intorno, sì, ma ero così stretta dentro, da non essere riuscita a concedermi di fare respirare l’anima. La tunica leggera era appiccicata alla pelle, stropicciata, sotto uno spesso scafandro di pesi di cui non mi rendevo conto.
E tutto questo, giocare di più, è necessario anche per poter mantenere vive le illustrazioni per le commissioni. Me lo scrivo qui per ricordarmelo quando l’ansia mi vorrà di nuovo restringere la Vita.
Perché è di Vita che c’è ardentemente bisogno, adesso, nel mondo.
Di rientrare in contatto col Vitale.
Abbiamo bisogno di nutrirci di poesia, di larghezza, di lentezza, di bellezza. Di ascolto.
E inizio a pensare che se anche il mondo, i media, la superficialità, ci vuole convincere che non sia possibile, pazienza… mi sento finalmente vecchia (superati gli anta da un po’…) (… e poi i miei nonnini mi parlano dentro!) da poter credere che potrei anche iniziare a prendermi tutta la lentezza e la larghezza di cui la mia anima ha bisogno. E vaffa…
E poi, sono tanto curiosa di vedere come tutto questo muterà il mio dipingere, il tratto, la percezione del colore… e la qualità di ciò che potrà così comunicare e trasmettere-
Mi trovo in sintonia con il tuo “pensare”.
Sono una classe 1977 come te ma mi sembra di appartenere ad un altro Secolo. Cerco di rimanere bambina “dentro”, nonostante tutto e tutti…
Ho ripreso a disegnare e ad acquarellare da alcuni mesi. Ho sempre amato disegnare, sin da piccola, ma poi la vita… le scelte “forzate”… la mia timidezza.. .Ho finito per studiare ragioneria e lavoro come impiegata da circa a 25 anni.
Tuttavia mi dico: “non è mai troppo tardi” e se si ha un dono è un peccato buttarlo o soffocarlo.
Un abbraccio virtuale ma con cuore sincero.
Cara Elena, grazie e mille dell’abbraccio che ricambio con affetto…
NO, non è mai troppo tardi! io ho iniziato a 30 anni e ho fatto liceo scientifico e università di agraria…e se il Cosmo ci ha fatto un dono, noi abbiamo il dovere animico di donarlo a nostra volta…
E comunque apparteniamo a un altro secolo… siamo cresciute senza cellulare, avevamo i bigliettini, il telefono a rotella e quello a gettoni…
Che sia un buon settembre, il mese con le luci più belle dell’anno.