Il Taccuino di viaggio illustrato dell’Appennino Tosco-Emiliano, 2009
L’altro giorno ho trovato a sorpresa una scatola con una dozzina di copie del Taccuino illustrato dell’Appennino Tosco-Emiliano. Il mio primo lavoro, il lavoro che in parte ha davvero cambiato la mia vita… totalmente autoprodotto.
Credevo di avere esaurito tutte le copie, e stavo pensando di auto pubblicarlo di nuovo, visto l’interesse rinnovato per l’Appennino, anche se in versione estremamente più economica… e ritrovarne vari volumi tra le mani mi ha molto emozionata.
Ne avevo parlato nel vecchissimo sito, ormai in disuso, e poi non avevo più raccontato nulla a riguardo, anche se questo libro mi ha accompagnato e mi accompagna tutt’ora, e ha una storia davvero molto bella.
Ho sentito questo ritrovamento come “un segno”, e vorrei così ricondividere come è nato oltre che caricare le copie ritrovate nello shop. Allora avevo davvero investito tanto nella confezione, e avevo parecchie occasioni in più per promuoverlo, quindi adesso dovrei fare una versione molto più economica, senza telatura, nè cartonatura o risguardi… allora avevo investito i soldi dell’assicurazione di un incidente in motorino :-)
Era il 2007, quando, dopo una pesante situazione di salute (una malattia rara ), mi licenziai da un tempo indeterminato come agronoma (ero appunto laureata in Agraria), per buttarmi nel vuoto... avevo 30 anni, ed evidentemente qualche cosa nella mia vita non andava. Spinta dal disagio di salute, e direi anche da un certo grado di disperazione, decisi di darmi una nuova possibilità.
Avrei sempre voluto disegnare, fin da piccola, ma avevo scelto altre strade, per mille motivi e questioni. Feci un primo corso di acquerello con Pier Paola Canè, che ringrazierò sempre, appassionata anche di carnet de voyage.
A Bologna c’era una associazione che si chiamava la Pillola, con ragazzi super in gamba, che avevano messo a punto un piccolo format di finanziamento progetti.
Dopo qualche mese che dipingevo e mi interessavo ai taccuini di viaggio, pensai di farne uno sulla zona della montagna in cui andavo a rifugiarmi appena potevo, perfino partendo col cinquantino da Bologna.
Io ero molto scombussolata e persa, e anche se avevo chiara l’idea di fare un taccuino della montagna, non sapevo se ero davvero in grado di realizzare un tale progetto, anche perchè non volevo farlo solo per me stessa.
Solo che ero all’inizio di tutto, e mi sentivo incapace di qualunque cosa.
Ricordo che mia mamma mi diede un articolo di giornale (il Resto de Carlino di Bologna), in cui si parlava di questo format: venivano organizzati dei pranzi, e potevi partecipare come fruitore o come presentatore di progetti. Potevi presentare il tuo progetto rispondendo a un serio “test” di fattibilità. Se venivi selezionato, durante il pranzo potevi poi presentarlo, assieme ad altri progetti “in gara”, i commensali potevano votare il progetto preferito, e il ricavato del pranzo sarebbe andato al progetto vincitore.
Ricordo che l’articolo di giornale rimase sul tavolo per un po’…finche decisi di andare on line e compilare il “test” per me stessa, per darmi le risposte sulla fattibilità del mio progetto. Volevo infatti coinvolgere la gente della montagna, e far vedere alle persone che dietro l’angolo, a un’ora da Bologna, c’erano luoghi che a me avevano salvato l’anima…
Credo che il mio desiderio fosse quello di “prestare” la mia sensibilità a chi l’aveva scordata, in modo da riscattarla, dato che tale (iper)sensibilità fina da bambina mi aveva creato molte difficoltà.
Per farla breve, fui selezionata tra i progetti da presentare… durante il pranzo impappocchiai i commensali con i miei disegni e sogni, e tra tutti gli altri progetti scelsero il mio taccuino come progetto vincitore!
Credo fossero 300 euro, in un barattolo di vetro che conservo ancora… ma da lì si aprì un mondo: andai in radio a parlare del progetto, mi invitarono in due librerie a fare una presentazione, un GAS si offrì di fare i banchetti… ed io non avevo ancora finito il taccuino! Ero quindi costretta a finirlo, a crederci.
Credo che senza questi segnali esterni io non lo avrei portato avanti… sono davvero stata aiutata in tanti modi, e ringrazierò sempre sempre il Cosmo!
La pagina iniziale dal taccuino, che è quella che amo di più, è dedicata a questo.
Una volta terminato, con tanta incertezza su cosa sarebbe accaduto…successe che le occasioni per presentarlo si creavano quasi da sole, e ho girato un po’ per la montagna in piccole grandi occasioni, a raccontare il mio amore per quei luoghi, e a vendere le mie copie. Era bello perchè potevo parlare alle persone, cosa che ora non faccio più da tanto (che quasi mi imbarazza più adesso di prima), e raccontare dal cuore, forse con un po’ di ingenuità, i miei sogni, le mie emozioni e ciò che mi aveva spinto a fare quel piccolo tributo a Burzanella e dintorni.
Ci avevo messo due anni e terminarlo. Chiaramente ora lo farei tutto diverso, ma riconosco che vi è dentro l’impegno della prima volta. Ci sono acquerelli pieni e laboriosi… tanti, e complessi. Per scrivere a mano, e mantenere la stessa calligrafia, ricordo che coordinavo il respiro per avere lo stesso ritmo, e mantenerla immutata nelle settimane… i testi erano spontanei, un po’ guida, un po’ diario…
La montagna mi aveva regalato segnali, in quel tempo, messaggi che io avevo accolto come uno sprono, un sostegno.
Rimpiango, ora, di non aver avuto più tempo, così tanto tempo, quel tempo magico e dilatato dato che quasi non lavoravo (insegnavo yoga, ma non ero ancora fisicamente in grado di fare grandi cose), e potevo dedicarmi totalmente e interamente a quel progetto. Ero tormentata dai sensi di colpa perchè non mi mantenevo, e dall’inquietudine del fare di più (cosa che ancora non ha smesso di rosicchiarmi i talloni…) ma rimpiango quel calderone confuso, quel crogiuolo di caos che avrebbe poi dato vita a una nuova vita…Fu un tempo davvero magico, che mi insegnò a fluire con le cose, a veleggiare seguendo il vento.
Cosa che ora, tra l’altro, talvolta mi dimentico…
Da allora alcune immagini del Taccuino hanno iniziato a girare, e pian piano i lavori sono aumentati, ho aperto partita iva, ed è diventato il mio lavoro.
Un lavoro complesso, talvolta traballante, che continua ad alimentare i miei tormenti… ma che credo non potrei cambiare.
Rispetto ad allora qualche cosa è cambiato a Burzanella e dintorni:
la Locanda del Sole, è diventato il Sambuco al Sole, e ha cambiato proprietari, la bottega di Burzanella si sta trasformando e al posto di Marco e Umberta c’è una nuova botteghina con cucina per accogliere i viandanti della nuova via della Lana e della Seta, ma non voglio aggiornare il libro.
Allora molte persone lo hanno usato come un vero taccuino, una guida, e ne sono stata felicissima. Se qualche cosa è cambiato, pazienza… 12 anni sono passati, la montagna è mutata, come me, come tutti… e mi piace che sia ora una piccola testimonianza di quei luoghi. Sebbene alcuni siano cambiati, l’amore che vi ho messo dentro e che provo no.
Qui un vecchio video fatto allora da ABC marketing, che mi aveva curato il vecchio sito, in cui si possono sfogliare un po’ di pagine.
Se sei interessato ad una delle ultime copie… vai nella botteghina!
A breve una lettura della pagina iniziale e finale, per la gioia di condividere questo progetto che ancora mi fa battere il cuore.
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